Si confessa Paolo Leoni dal carcere di Sanremo."Mai stato satanista"
Martedì, 5 febbraio 2013 - 08:49:00
Mentre attende di sapere se la richiesta di revisione del processo verrà accolta, si sente uno “scomodo innocente”.
Paolo Leoni è stato condannato all'ergastolo per aver pianificato gli
omicidi di
Fabio Tollis e
Chiara Marino, due delle vittime delle cosiddette “
Bestie di Satana”.
Affaritaliani.it ha
già pubblicato in anteprima su quali punti la sua difesa si baserà per
chiedere che venga celebrato un nuovo processo alla luce dei nuovi
elementi raccolti dall'avvocato Paolo Franceschetti.
Ora è lo stesso
Leoni, dal
carcere di Sanremo,
a raccontare come vive questa attesa. L'ultima speranza di non passare
l'intera vita in una cella. In questa lunga intervista nega di essere
mai stato un satanista e ipotizza che dietro la scia di sangue
attribuita alle Bestie ci sia un
livello superiore fin qui mai emerso.
Sei stato condannato per aver pianificato i delitti di Fabio
Tollis e Chiara Marino. È vero che riesci a dimostrare che il giorno in
cui si sarebbero pianificati tu non potevi essere con i tuoi accusatori?
«Si, il giorno in questione è il 17 gennaio 1998. Era un sabato, mi
trovavo sul posto di lavoro, alla metro di Cesano Boscone. Ho qui
davanti a me la fotocopia del documento sulle timbrature del badge: sono
entrato alle 11:52 per uscire in pausa pranzo alle 13:19 (senza uscire
dallo stabilimento). Sono rientrato alle 13:50 per poi terminare il
turno alle 21, il classico secondo turno di chiusura nella giornata di
sabato alla metro. All'epoca avevo un contratto di apprendistato. Dal
'96 al 2004 (fino al giorno del mio arresto) sono stato sanzionato due
volte solo per aver fumato una sigaretta, questo significa che i
controlli c'erano. L'ergastolo è dovuto al mio “ruolo fattivo”: secondo i
giudici quel pomeriggio avrei accompagnato Chiara dai suoi carnefici ad
una Fiera che si svolgeva a Senigallia. La cosa strana è che nelle
sentenze si parla dell'irrilevanza sulla mia presenza o meno quel
pomeriggio, un'assurdità legalizzata, come molte altre. Solo con il dono
dell'ubiquità potevo essere insieme ai miei accusatori il 17 gennaio
1998».
Come pensi siano davvero morti Fabio e Chiara? Per mano di chi? «Penso
siano stati uccisi magari dallo stesso Volpe e Maccione (e/o qualche
conoscente di Volpe) con la complicità di membri di una setta di alto
livello (tipo quella che si vede nel film “Eyes Wide Shut”), visto che
occorrevano degli appoggi per scavare la buca, per depistare le indagini
su di me e su alcuni degli altri condannati. Ho preso l'ergastolo sulla
base di racconti dei "collaboratori",forse è il caso di dare
un'occhiata agli atti processuali per valutare l'inattendibilità dei
"pentiti" e vedere come si è svolto l'intero processo: dando troppo peso
agli speciali sul caso,ai libri basati sull'ipotesi d'accusa e via
dicendo».
Quando scomparve Chiara fu ascoltata dai Carabinieri Patrizia
Silvestri, un'esperta di satanismo che dichiarò di saper riconoscere,
osservando gli oggetti rinvenuti in camera della ragazza scomparsa, a
quale setta appartenesse. Quelle rivelazioni non furono mai veramente
approfondite. La donna è stata uccisa qualche anno fa e per quel delitto
è stato condannato il marito. Tutto questo cosa ti fa pensare?
«Si tratta sicuramente di un qualcosa da approfondire. Così come il
fatto che i Carabinieri abbiano detto di aver trovato una spirale a casa
di Chiara. Sono certo che non ce l'avesse. Questo mi fa pensare ad
un'operazione dei servizi segreti. Sono in cella con uno dell'ambiente e
mi ha rivelato certe cose che prima potevo solo sospettare ma ora...è
tutto diverso! Questa persona ha letto gli atti e troppe cose non
tornano nemmeno a lui».
I
giudici vi hanno condannato ma allo stesso tempo concludono
che il termine “Bestie di Satana” è stato inventato dai giornalisti.
Esisteva veramente un gruppo che si chiamava così? Tu facevi parte di
una setta o potevi considerarti un satanista? «Non ho mai sentito parlare delle “Bestie di Satana” così come non ho mai fatto parte di alcuna setta, nemmeno nel movimento
Byker ho mai preso i “colori”, come si dice in gergo.
Non mi sono mai considerato un satanista,
ho avuto modo di approfondire l'argomento ed il satanismo inteso per
quello che è, non fa parte della mia persona. Ai tempi ero giovane ed
oggi mi rendo conto che alcune simbologie potevano trarre in inganno.
Più che un satanista potevo essere considerato una sorta di pagano
evoluto mentre da tanti anni, già da prima del mio arresto, mi definisco
uno spirito libero in continua evoluzione».
Le versioni dei tuoi accusatori sono piuttosto ambigue e
contraddittorie. Perché secondo te sono state credute? Perché ti
avrebbero coinvolto in questa storia? «Per i pentiti è stato comodo
tirare in mezzo persone estranee, sia per gli sconti di pena ottenuti
sia per depistare. Hanno approfittato dell'occasione fornendo dei
colpevoli alla giustizia e coprendo i veri responsabili. Sono sicuro che
non sono stati creduti ma i giudici hanno fatto in modo e in maniera di
farlo credere. Ci sono centinaia di cose che non quadrano: è palese che
non siano stati creduti ma “doveva andare così”».
Come è nata l'idea della revisione e perché ti sei rivolto proprio all'avvocato Paolo Franceschetti?
«Non ho mai smesso di credere al fatto che riuscirò a dimostrare la mia
innocenza. Sono anni che combatto per ottenere un processo equo, ho
sentito altri avvocati ma ho capito che solo un legale fuori dagli
schemi potesse essermi d'aiuto. Avevo letto un'intervista di
Franceschetti sulla rivista X-Times ed ho pensato che potesse aiutarmi.
So che può farlo sia perché non è una persona che si ferma al
superficiale sia perché conosce bene il mondo della massoneria,
dell'esoterismo e delle varie dietrologie che governano questi mondi.
Quando l'ho incontrato la prima volta mi è piaciuto a pelle, cosa rara
nella categoria degli avvocati ed anche in quella dei giornalisti. Si è
instaurato un rapporto prima amicale e poi professionale».
Chi era allora Paolo Leoni e come ti senti cambiato oggi?
«Non mi sento cambiato radicalmente. Considerò già una vittoria
l'essere rimasto me stesso, sento di essere migliorato anche se non
certo grazie al regime carcerario. Ho più pazienza sia nelle piccole che
nelle grandi cose. Credo sia una crescita naturale, sono convinto di
essere maturato ma soprattutto sono fiero di non essermi
istituzionalizzato, infatti le mie passioni di sempre non sono
cambiate».
Come si vive in carcere sentendosi completamente innocenti
(“scomoda innocenza” come l'hai definita in una lettera al gruppo “gli
sfigati di Satana”, dove si trova la forza per non impazzire?)
«La mia scomoda innocenza a volte mi pesa. È frustrante essere
considerato “una goccia in mezzo al mare”. Uno degli aspetti della
maturazione è stato quello di smetterla di prendermela con chi pone
domande cattive perché derivano a un'ignoranza inculcata dalle false
informazioni. Mi accorgo se vengono poste con cattiveria e poi c'è la
questione che apprendo molto di più dai colpevolisti, perché dalle loro
domande capisco quali punti di vista devo mettere in chiaro. Ogni tanto
spunta qualche genio ed ormai è come sul web. Ci sono persone che mi
hanno conosciuto e vissuto in cella, quindi le “menti eccelse” vengono
zittite e facilmente rimangono delle loro convinzioni ma quando
approfondiscono sono i primi a zittire i nuovi “geni”. Sono in questo
carcere dall'agosto del 2007, ormai mi conoscono tutti, ho già visto
uscire tante persone e non ho più la necessità di professarmi innocente,
lo sanno già tutti! Purtroppo la nomea mi precede ma credo sia passato
il periodo più difficile, o meglio, una fase del percorso è conclusa. A
volte è giusto conoscere più a fondo l'opinione di chi si trova in
posizione esterna alla mia vicenda. Regna la confusione attorno al caso e
non è stato semplice esporre la vera storia dal mio punto di vista,
cosa che ho fatto in una lunga autointervista a cui ho dato questo
titolo “Al di la di ogni ragionevole censura”. Sarà pubblicata nei
gruppi Facebook nati per darmi solidarietà e con cui sono in contatto
epistolare da diverso tempo».
Come pensi reagiranno i genitori di Fabio e Chiara alla notizia della revisione e cosa ti senti di dire loro?
«Purtroppo penso che non prenderanno bene la semplice richiesta di
revisione. Non mi sento di dire niente perché ogni mia frase verrebbe
considerata una menzogna, per questo preferisco evitare. Personalmente,
se fossi in loro, penserei ai “pentiti” ormai prossimi alla
scarcerazione piuttosto che a me».
Hai ancora fiducia nella giustizia, pensi che alla fine la tua verità riuscirà a venir fuori? «Non
credo nella giustizia per via del marciume processuale che ho vissuto,
per il fatto che la legge non sia uguale per tutti, per il fatto della
corruzione dilagante che permette a chi ha gli agganci giusti di essere
scarcerato per scadenza dei termini o con motivazioni assurde. Però
credo ciecamente in un'altra cosa che va molto oltre a tutto questo:
la verità. Non tutti si accontentano dell'apparenza che ci viene impressa a forza dai media».
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